22 Maggio 2010 - In MTB nel Parco delle Foreste Casentinesi

Dopo i pionieristici (ed avventurosi) sopralluoghi di aprile si è finalmente svolta la tanto attesa escursione in Mountain Bike nel Parco delle Foreste Casentinesi. Con piacere la racconto, anche per lasciare una traccia scritta (verba volant, scripta manent... diceva il mio prof di italiano) di una bella giornata trascorsa in ottima compagnia.
I preparativi:

Il via “ufficioso” è stato dato mercoledì, quando i siti meteo hanno cominciato a mettere l’iconcina col sole sulla Toscana; subito sono partiti i preparativi con la definizione del gruppo dei partecipanti, l’organizzazione del viaggio, i contatti con l’Ostello per il dopo escursione, la messa a punto delle bici. Sabato mattina alle 7,30 a Monteroni eravamo tutti pronti ed entusiasti di iniziare l’avventura: io, Andrea1, Antonio, Andrea2 e Michelle, Carmela.
L’escursione:

Partenza alle 10 da Badia Prataglia sotto un bellissimo sole con temperature gradevoli. Il primo tratto è quello più “agevole“ dal punto di vista tecnico (strada asfaltata e poi sterrata) anche se si sale dagli 800 mt di Badia Prataglia fino ai 1200 del Rifugio Fangacci in soli 4 km.

Da qui un breve single-track ci introduce nel cuore della Foresta in direzione del Monte Penna, segnalato come notevole punto panoramico; quando raggiungiamo la cima lo spettacolo che si apre ai nostri occhi è veramente qualcosa di speciale: la vetta strapiomba in maniera impressionante sul versante romagnolo del crinale appenninico, e davanti a noi si aprono spazi infiniti di foreste, monti, laghi … uno spettacolo magnifico , di quelli che solo la natura sa offrire e che lascerà in tutti noi un ricordo indelebile!

A malincuore, con le emozioni appena vissute ancora impresse negli occhi e nel cuore, ritorniamo sui nostri passi in direzione del Rifugio Fangacci; il percorso da fare è infatti ancora lungo.

Dal Rifugio la strada sale ancora sterrata ed in lieve salita con belle visuali che si aprono ogni tanto, finchè non si incrocia il sentiero che percorre il tratto sommitale appenninico, limite del confine toscano-romagnolo.

Ci immettiamo nel sentiero di crinale che percorre un tratto molto bello da pedalare, con saliscendi non impegnativi e fondo ottimo, mantenedosi sempre in quota (1250 mt) fino ad arrivare in prossimità del bivio per Camaldoli.

In corrispondenza di una sbarra prendiamo a destra il bel sentiero degli “Acuti”, che nella prima parte corre trasversale al pendio con numerosi saliscendi; in prossimità del limite orientale della Riserva Naturale Integrale di Sassofratino, un’area che dal 1959 è completamente vietata all’accesso umano per preservarne la sua integrità, una secca svolta a destra preannuncia l'inizio della discesa verso la Lama.
Il sentiero scende ripido su una antica strada forestale utilizzata per il trasporto dei giganteschi tronchi di abete bianco già nel Medioevo. Discesa impegnativa a tratti, immersi in una magnifica foresta secolare, dove non è mancato qualche piccolo inconveniente a ravvivare l’escursione… Nella foto si vede la bici di Carmela con il freno a mano inserito...

Alla Lama, un incantevole pianoro a 700 mt di altezza circondato dai monti ed attraversato da mille rivoli d’acqua, ci attende una meritata sosta per rifocillarsi e ripartire “belli carichi” per la seconda parte del percorso. A tavola è stato molto apprezzato (forse perché s’aveva anche parecchia fame…) il budino di riso di Luciano, un dolce da “sportivi”, ricco di calorie ma al contempo molto digeribile, di cui come promesso ai miei compagni di viaggio vi lascio la ricetta.


Dopo la sosta si riparte per la seconda parte del percorso, che ripercorre nei quasi 20 km di lunghezza il tracciato di una vecchia ferrovia utilizzata nei primi anni del 1900 per trasportare il legname (un po’ come quella che a Murlo trasportava il carbone)dalla Lama fino al Passo dei Mandrioli.



Si tratta di una pista forestale che sale gradatamente, con pendenze modestissime, immersa in bellissimi boschi multicolori: alle quote più basse carpini, frassini e aceri, frammisti ogni tanto ad abetine secolari, mentre alle quote più alte predomina il faggio; lungo il percorso si incontrano inoltre i caratteristici nidi (detti “acervi”) della formica rufa.



Prima di arrivare a Cancellino, stazione a monte della vecchia ferrovia, in prossimità del Passo dei Lupatti si attraversa un bellissimo bosco di faggi. Poi 3 km di discesa su asfalto ci riportano all’Ostello Carbonile di Badia Prataglia, dove ci attende un invitante pranzo-merenda a base di prodotti locali.

The End:

Tortelli di patate al cacio e pepe, salumi misti tipici (uno squisito rigatino, prosciutto, finocchiona, salame) e pecorino, questo il menu post-pedalata; inutile dire che abbiamo “spolverato” tutto, complice l’aria fresca di montagna che mette sempre appetito, le 5 ore trascorse in bici e la bontà del cibo! Una degna conclusione per festeggiare nel modo migliore l’escursione ed anche l’occasione per programmare qualche futura uscita alla scoperta di angoli meravigliosi della natura..

Clicca qui per il reportage fotografico!

Alla prossima!

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